Storie di Natale

 

LA STELLINA CURIOSA
di M. P. Sorrentino

C'era una volta una stellina molto curiosa. Stava sempre spenzolata dal cielo per guardare tutto quel che accadeva sulla Terra. Invano l'angelo lampionaio, che va la sera in giro per il cielo ad accendere le stelle, le diceva: - Bada, stellina, non spenzolarti così: una volta o l'altra finirai per cadere.
La stellina faceva proprio come fanno certi bambini di mia conoscenza quando la mamma raccomanda loro di non spenzolarsi dalla finestra: fingeva di non udire.
Una brutta sera la stellina si spenzolò più del solito e, patapumfete, perse l'equilibrio e cadde sulla Terra.
Povera stellina, che spavento! Rotola rotola, andò a finire sul ciglio di un monte: era sempre una stellina, ma non c'era più l'angelo lampionaio per accenderla, e perciò non mandava più luce.
Il buon Dio ebbe pietà della stellina spenta e la trasformò in un fiore: fece di lei la stella alpina, che spicca tutta bianca fra il verde, e sembra una stella caduta dal cielo. Ma, lo credereste, anche trasformata in un fiore, la stellina non ha perduto il vizio di essere curiosa: sta sul ciglio del burrone, proprio sul margine estremo, e si spenzola nel vuoto per guardare quel che avviene sotto di lei. Non allungate la mano per coglierla, bambini: la stellina pettegolina cresce in posti troppo pericolosi.

 

 

ATTENDERE LA GRANDE
VENUTA DI GESÙ

don Francesco

Tutta la preparazione per questa notte ha avuto il momento atteso e pare invadere il

 

 nostro cuore quasi un timore, il timore che

 

 tutto si riduca ad una celebrazione invece che essere un momento più intenso di vita.

 


In questo momento mi vengono in mente tante e tante persone

 

 incontrate in questi pochi giorni e che non troverò più nella

 

 vita. Gente andata nel lontano ovest o nel lontano est, al nord o verso sud, p

 

er i più diversi motivi: chi mai più  li incontrerà? Neppure ho loro parlato...


Ma anche quelli con cui ho parlato sono cuori passati accanto e che forse ritroverò

solo in cielo.


Noi uomini siamo come stelle vaganti o come comete: ci riscaldiamo, appariamo nel

 

 cielo e scompariamo correndo su diversi sentieri verso l'eternità.


È proprio su questo sfondo di uomini e di cose che riesco a collocare meglio tutti

 

 quelli che porto nel cuore.


Molta gente sarà in festa: è arrivato il Natale! Ma come è arrivato così è già

 

 quasi  partito e molti sentiranno il vuoto...


Vivere giorno per giorno il S. Natale è attendere la grande venuta di Gesù.

B a r z i o - Dopo la Messa di mezzanotte 1978

 

 

 

LA LEGGENDA DEL VISCHIO
di I. Drago

Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno.
Gli affari, quel giorno, erano andati benissimo: comprando a dieci, vendendo a venti, moneta su moneta, aveva fatto un bel mucchietto di denari.
Si levò. Li volle contare. Erano monete passate chissà in quante mani, guadagnate chissà con quanta fatica. Ma quelle mani e quella fatica a lui non dicevano niente.
Il mercante non poteva dormire. Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Preva che tutti si fossero passati la parola per partecipare a una festa.
Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò: - Fratello, - gli gridarono - non vieni?
Fratello, a lui fratello? Ma che erano questi matti? Lui non aveva fratelli. Era un mercante; e per lui non c'erano che clienti: chi comprava e chi vendeva.
Ma dove andavano?
Si mosse un po' curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli.
Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma lui cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Comprava a dieci e rivendeva a venti. E rubava sul peso. E piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare.
No, lui non poteva essere fratello a quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita.
Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme. Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote; anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.
Entrò nella grotta insieme con gli altri; s'inginocchio insieme agli altri.
- Signore, - esclamò - ho trattato male i miei fratelli. Perdonami.
E proruppe in pianto.
Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò.
Alla prima luce dell'alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline.
Era nato il vischio.

Natale
di Stefania Plona

... E l'angelo volò sotto le stelle,
e vide tre pastori in una corte,
presso il fuoco, ravvolti in una pelle.
L'angelo del Signore gridò forte:
È nato!
I pastori si misero in cammino
coi  montoni, le pecore, gli agnelli,
e per la prima volta Dio Bambino
apparve: a dei pastori poverelli.

La Vigilia di Natale       

Andrea Antognini

 

 

 

C 'era una volta, alle porte di una città perduta fra sogni di angeli bambini, in un luogo lontano, inaccessibile agli esseri umani, un vecchio albero che si ergeva in una radura di candidi pensieri... immerso nelle foschie di un mattino d'inverno.

In quel tempo, ricordo, che Dicembre iniziava a stendere il tappeto rosso ai primi giorni di vigilia sui sentieri d'anima di quelle creature che, in fondo al loro cuore, credevano davvero agli gnomi, alle fate e alle piccole magie.

Il vecchio albero se ne stava là, tutto infreddolito, con i suoi rami nudi, a guardare il cielo, carico di neve, che di lì a poco avrebbe preso a scendere leggera sulle sue braccia stanche. Neppure una gemma colorata, nulla che gli portasse un po' di quella Festa del Natale. Cominciò allora a singhiozzare col vento che gli passava accanto e quel triste lamento, appena sussurrato, giunse lontano, quasi all'orizzonte della realtà e si posò sul cuore di due bambini addormentati. Fu così che dal sonno di quei due piccoli cuccioli nacque un sogno meraviglioso... che volò, volò fino a lui.

Nello stesso istante, l'albero sentì posarsi sui rami più alti due uccellini e smise di singhiozzare... il loro zampettare sulle sue lunghe braccia gli faceva un po' di solletico e accennò loro un sorriso. Era così tanto tempo che se ne stava lì solo, fu così che si fece coraggio e domandò loro:

"Cosa succede per le vie del mondo ? Voi che potete volare fin là, ditemi se ci sono già le luci colorate sugli alberi e se i bambini sono felici... Cancellate, se potete, questa mia lunga solitudine... ".

I due uccellini cominciarono a cinguettare, ma l'albero non riusciva a capire nulla... cercò di prestare più attenzione, ma invano... quei trilli restavano per lui soltanto una melodia meravigliosa e incomprensibile.

"Fra qualche giorno sarà Natale... " continuò allora sospirando "Come vorrei essere anch'io pieno di luci... coperto dei sorrisi dei bambini, sentire quel calore dentro, quella gioia che ho dimenticato... avere un giorno da rincorrere per sempre..."

Gli uccellini smisero di cinguettare e sembrarono sorridergli... fu solo allora che, nel silenzio, il vecchio albero riuscì a capire... a sentire qualcosa che gli arrivò in fondo al cuore, che lo commosse profondamente, tanto che gli sfuggì una lacrima dai mille riflessi dell'amore.

C'era poco tempo... perché i due bimbi, nei loro lettini, si sarebbero svegliati... e, allora, i loro sogni alati, fatti di piume soffici e pieni di quell'incanto che solo i cuori più puri possono abbracciare... sarebbero di nuovo volati via dalle sue braccia... e lui sarebbe restato ancora i compagnia della sua malinconica solitudine.

Fu allora che accadde una cosa davvero insolita, qualcosa di magico... Da lontano, il vecchio albero vide arrivare una strana creatura, avvolta di un manto rosa e azzurro, come d'aurora... I suoi passi erano lenti... quasi si librasse nell'aria... come a non voler sfiorare la terra, addormentata sotto la grigia coperta dell'inverno. Chiunque fosse quella Signora, l'albero capì che stava dirigendosi verso di lui, perché la radura dove tanti e tanti anni prima aveva piantato le sue radici era assai lontana da ogni sentiero e, ormai, solo raramente, qualcuno arrivava più fin là...

Quando la Signora gli fu accanto, il vecchio albero, aiutato da un soffio di vento, cercò di farle un inchino, ma la sua scorza antica gli permise appena di piegare le dita... i suoi rami più alti... Fu allora che lei lo guardò e sorrise.

"Chi sei" mormorò con voce di vento l'albero.

"Sono la Vigilia... la Vigilia del Tempo... " e, dicendo quelle parole, aprì le mani e da esse ne uscì una luce così intensa, che per un istante ogni cosa attorno sembrò sparire, offuscata da quell'intenso bagliore.

"Io vado per il mondo a regalare la luce, il sentimento che hai provato... è il mio dono, che riempie di magia ogni attesa... Regalo me stessa, la Vigilia del Tempo alle creature... rendo eterna la loro gioia... - il loro attendere l'attesa... - ".

L'albero non disse nulla... ma la Signora avvertì lo stesso la sua immensa solitudine... scrollò il capo, gli sorrise e continuò:

"Con me, questa volta, ho portato per te qualcosa di più... ma è il cuore ed il sogno di quegli eterni bambini che devi ringraziare... ora quegli uccellini voleranno di nuovo verso il loro risveglio, ma questa notte... aspettali ancora ! Torneranno... ed anch'io ci sarò... ".

Riuscì appena a capire quelle ultime parole, che sentì un frullio d'ali allontanarsi... e le sue braccia tornare spoglie...

Il vecchio albero non poteva immaginare cosa sarebbe accaduto, ma un profondo senso di dolcezza e di gioia lo attraversò dalle radici ai rami più alti, fino a sfuggire verso il cielo. Anche la Signora era svanita nel nulla e il giorno cominciò a correre veloce, come le nubi sopra di lui, volando sopra la sua chioma spoglia. Quell'attesa fu dolce, rapida come il volo del falco... fu quasi un sorriso... poi, la sera giunse silenziosa, discreta... quasi in punta di piedi.

Il cielo era limpido e l'aria fredda e pungente... l'albero guardò le mille stelle occhieggiare verso l'infinito. Poi, d'improvviso, udì un battere d'ali farsi sempre più vicino, finché sentì di nuovo posarsi sulle sue braccia i due uccellini. Da un raggio di Luna scese la Signora della Vigilia del Tempo... e si fermò ai piedi del vecchio albero... I due uccellini, ad un cenno di quella dolce creatura, presero a tuffarsi nel cielo e a riportare, ad ogni volo, un frammento di stella, per posarlo ora qua ora là sui rami dell'albero.

In poco tempo... quel vecchio tronco divenne l'albero più bello che la Vigilia avesse mai visto... e, quando con un sorriso stava per ringraziare di quel dono meraviglioso... la Signora del Tempo lo fermò e gli disse:

"No, non ringraziare me... Questo dono è opera di quei due bimbi, che nei loro sogni, hanno voluto regalarti una vigilia di Natale tutta loro... Ora, io aggiungerò il mio regalo... " e nel pronunciare quelle parole, aprì di nuovo le mani e quella luce che aveva già visto all'alba, uscì di nuovo ed entrò nel tronco, come un alito... linfa d'amore.

"Io... " disse la Signora "...aggiungerò a questa vigilia del Natale... anche la Vigilia dell'Eternità... Da oggi, ogni notte, ogni istante, sarà vigilia... un'eterna vigilia... sarà l'attesa più dolce di tutti i tuoi desideri. E la tua vita non conoscerà più buio né malinconia. Tutto l'amore che hai sempre regalato al Tempo, oggi il Tempo te lo renderà... "

Nella radura, accanto al vecchio tronco, quella notte... dai petali di un bucaneve scesero stille dai mille colori. Non seppi mai se fu rugiada o se fu pianto... e, da allora, ogni notte... quegli uccellini tornano ad accendere quel cuore con mille luci rubate in cielo... e quell'albero è ancora là... ad aspettare felice, un giorno che non verrà... perché di eterna vigilia è diventata la sua vita.

 

 

La notte di Natale       

don Ezio Maria Orsini

La quiete della notte, 
la luce fioca, fioca, 
la neve cade lenta 
e ovatta ogni rumore. 
Nel cuore della notte 
muoviamo i nostri passi, 
avvolti nel silenzio, 
andiamo incontro a Lui 
a Dio che viene a noi. 

Entriamo in chiesa e subito, 
La luce tutti avvolge, 
Le lodi a noi consuete 
C’invitano a cantare 
Gli sguardi silenziosi 
I sorrisi inaspettati 
Ci fan sentir accolti 
E uniti tutti quanti 
Sorrisi, canti e luce 
Ci dicon che stanotte 
È la notte di Natal. 

L’attesa si organizza 
di suoni e di messaggi, 
fissiamo di sfuggita 
lo sguardo al tuo presepe. 
Gesù, nascosto ancora 
Rivela il tempo nostro 
Di noi che pellegrini 
Crediamo nell’ andare 
A Dio che non vediamo 
Ma in cui sempre speriamo. 

Maria che già ci guarda 
Rammenta che per tutti 
È stata prediletta 
Per dare a noi il Figlio, 
Per dare a noi Gesù. 
Giuseppe gran vegliardo 
Ci guarda inorgoglito 
Per il coinvolgimento 
Nel grande Suo mistero. 

Il coro canta l’inno, 
Il prete si avvicina 
E bacia quell’altare 
che ancor darà Gesù. 
Sia gloria in cielo e in terra 
Sia pace ad ogni cuore 
L’augurio di Natale 
L’augurio di Gesù. 
È venuto e viene sempre 
Se gli apri un poco il cuore 
La via che porta al cielo 
Ha aperto anche per te. 

Ricevi l’ostia santa 
E fa della tua anima 
La grotta di Betlehem 
Inchinati e adoraLo, 
Adora chi ti ha fatto 
Iddio che fatto uomo 
Ti vuole insieme a Sé.